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Strikers – Viaggio in Irlanda del Nord tra George Best e Bobby Sands


Posted by WanderersFutbol on 05 Dic 2015 / 0 Comment
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Oggi intervistiamo all’autore di “Strikers – Viaggio in Irlanda del Nord tra George Best e Bobby Sands”, Alessandro Colombini, chi è anche fondatore del blog calcistico Minuto Settantotto.

Certamente tutti abbiamo capito che in Irlanda il calcio non si può dividere dalla politica anche dalla società, c’e un forte legame. Tra murales, un pallone ed una storia piena di cicatrici che rimangono ancora senza chiudersi del tutto, Alessandro ci presenta con un libro pieno de appunti, di storia e storie che si uniscono sotto il nome di Strikers, il calcio como punto di partenza ma è la storia dell’Irlanda del Nord il protagonista.

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Titolo: Strikers. Viaggio in Irlanda del Nord tra George Best e Bobby Sands.
Autore: Alessandro Colombini.
Casa Editrice: Urbone Publishing

 

La prima domanda ci serve un po’ come presentazione dell’autore del libro che oggi presentiamo a Wanderers: chi è Alessandro Colombini e dove nasce la voglia di scrivere un libro?

Ho 19 anni, sono di Livorno, studio storia moderna e contemporanea all’Università di Pisa e insieme a Edoardo Molinelli e Gianmarco Lotti gestisco il blog Minuto Settantotto, di cui sono anche fondatore. Per quanto riguarda il libro in realtà io non ci avrei mai pensato se non fosse stato per Vincenzo Paliotto, direttore della collana “Offside” di Urbone Publishing e blogger di “L’altro calcio”.

 Questa è la tua prima sperienza come scrittore, come la stai vivendo?

Sono felicissimo e ancora quasi incredulo. Devo ancora bene realizzare un po’ di cose!

Un libro dove il propio titolo fa referimento a Bobby Sands e George Best, la domanda è doverosa: Da dove nasce l’idea di parlare dell’Irlanda del Nord?

Da un interesse antecedente a tutto ciò, ovvero quella per i Troubles nord irlandesi. Solo che poi ho la brutta abitudine di finire in ogni argomento per parlare di calcio, e neanche questo si è salvato. Ho notato però che questo connubio era molto sottovalutato, quindi ho deciso di scriverci qualcosa io.

 Un tema tanto difficile quello del calcio e il nazionalismo: quale sarebbe il messaggio principale del tuo libro? E quale è stata la parte più difficile di approfondire per te?

Io non do lezioni o messaggi, io riporto dei fatti dal mio punto di vista. Siamo abituati a vedere come crudeli assassini solo nazioni che ci stanno lontano e molto differenti dal nostro stile di vita. Bene, nel 1972 l’esercito inglese uccise senza nessuna pietà 14 ragazzi disarmati. Se ci deve essere una lezione è quella di sapere bene chi sono i nostri vicini. Non ci sono stati parti difficili e parti semplici, questo libro si è scritto praticamente da solo.

Il legame tra calcio e nazionalismo è presente in ogni stadio nord irlandese, in ogni quartiere e piccola città, sappiamo che hai viaggiato in Irlanda dell’Nord: come è stata questa esperienza? E sopratutto come hai vissuto quella possibilità di vedere in prima persona quello che volevi sintetizzare in un libro?

I giorni passati soprattutto a Derry con i ragazzi dei Red Partisans Derry sono stati indimenticabili e spero di tornarci il prima possibile, ma nel libro hanno avuto un’importanza relativa. Ovviamente hanno aiutato, ma Strikers è un lavoro frutto di una ricerca storica e sociale, non un resoconto turistico.

Quale è stato il momento più bello per te in Irlanda del Nord e quello che ti ha colpito di più in quel paese?

La sera dopo Derry City-Limerick. Una delle serate più divertenti della mia vita.

Nel calcio internazionale ed anche quello nazionale Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda sono due entità distinte, con la ecezione del Derry City che gioca sotto la FAI, il resto è diviso in Eire ed Ulster. Tempo fa George Best ha parlato della unione in questione calcistica dell’isola, te cosa ne pensi di questa possibilità? [«In momenti diversi Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda hanno avuto grandi giocatori, di livello mondiale. Perchè non provare a unire le due squadre per vedere cosa succede? Se non funziona, almeno abbiamo provato. Io continuo a sperare che ciò possa avverarsi. Lo hanno fatto nel rugby e in altri sport, quindi perché non nel calcio? Inoltre, se ciò potesse contribuire in qualche modo a risolvere altri problemi, allora dovrebbe essere incoraggiato.]

Posso solo unirmi alle parole e alle speranze di Best aggiungendo un’opinione personale probabilmente non condivisa da quello che era il pensiero di Best, ovvero quella che il problema non dovrebbe porsi: non esiste nessuna Irlanda del Nord e nessuna Irlanda britannica. Esistono 32 contee

Io sono dell’idea che lo stadio sia un centro sociale all’aria aperta, e il sociale è fondamentale per ogni singolo aspetto della nostra civiltà. Per quanto riguarda l’importanza del calcio nella storia contemporanea credo basti citare la partita tra El Salvador e Honduras. Con una guerra alle porte dopo quella sconfitta ritenuta oltraggiosa il governo dell’Honduras decise di rompere ogni rapporto diplomatico con San Salvador. Il goal di Mauricio Rodriguez nei minuti di supplementari diede il via ad una guerra, forse la gente non ha ben chiaro quanto sia importante il calcio.

E per ultimo, non possiamo finire una intervista dove si parla appunto di nacionalismo irlandeses enza nominare a James McClean. Abbiamo parlato un paio di volte sul nostro sito web di questo giocatore norirlandese che gioca per la Repubblica d’Irlanda ed è nato a Derry, anzi vicino al Bogside, e del suo rifiuto ad indosare il poppy appeal nel giorno del ricordo (Remembrance Day). Che ne pensi di James McClean? È un icono nacionalista irlandese o un ragazzo irlandese che gioca per squadre inglese e deve avere rispetto per le sue tradizione?

James è il protagonista del retrocopertina, un omaggio doveroso. Personalità come lui sono ossigeno puro per un calcio sempre più individualista de opportunista come il nostro.

 

Intervista fatta da Víctor Gómez, chi ringrazia ad Alessandro Colombini per il suo tempo e la sua pazienza.

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